Città di quarzo

Mike Davis scruta la metropoli da scienziato sociale, dai margini e dalle periferie anche grazie ai suoi attraversamenti alla guida di camion carichi di Barbie negli anni Settanta. È lui a consegnarci per primo l’immagine della «città fortezza», descrivendo il modo in cui la sicurezza diviene il tema centrale dalle politiche metropolitane, una merce che alimenta e mette a profitto l’angoscia sociale e la paura nei confronti della città. Basti guardare alla criminalizzazione dei senzatetto, ai divieti di stazionamento dello spazio pubblico, al quadro di crescente isolamento alimentato dalla paura dell’altro. Lui già denunciava, con inquietante anticipazione, come gli eventi catastrofici che ci stanno travolgendo – si pensi alla attuale pandemia – fossero frutto di strategie predatorie del territorio e del capitalismo estrattivo. City of Quarz, a trent’anni di distanza dalla sua prima pubblicazione, (Verso Books 1990, manifestolibri 1993), è divenuto un classico degli studi urbani. E ci consegna un ritratto pioneristico della condizione urbana post-moderna: L.A. come la terra promessa dei ricchi che relega i non-abbienti in una sorta di apartheid del denaro; e un metodo infallibile per leggerla: la sua vita sulle barricate.