Scheda libro
Vite lavorate
Corpi, valore, resistenze al disamore
La donna è il Soggetto Precario verso cui si utilizza la leva della passione e della cura della vita di chi ama nel lavoro riproduttivo e domestico. Questa condizione, nell’era precaria dei salari minimi e della gratuità del lavoro produttivo, si è trasformata in una modalità generale di asservimento degli esseri umani alle necessità del lavoro e del capitale. Questo libro sviluppa una riflessione che prende le mosse da quest’era precaria della femminilizzazione del lavoro. Dopo una pandemia che ha reso evidente l’incompatibilità tra il capitalismo e il vivente, è necessario un aggiornamento sulla situazione del lavoro contemporaneo delle donne. Da lavoro precario, lavoro “ombra”, a lavoro involontario. Da riproduzione gratuita a produzione sociale gratuita. Da un’economia libidinale a un’economia dell’interiorità, attraverso forme di dipendenza e di rapina dell’attenzione. Mentre aumentano i profitti e la povertà cresce, che fine fanno le vite, le relazioni, l’amore? Possono i nostri corpi indicarci come resistere alla smaterializzazione imposta dalla digitalizzazione, dalla paura, dal narcisismo imperante? Su questo prova ad aprire un percorso di confronto Cristina Morini, ricercatrice indipendente, giornalista, femminista, già autrice di molti saggi e lavori sulla femminilizzazione del lavoro, la condizione precaria, il rapporto tra soggettività e capitalismo contemporaneo, proseguendo il discorso iniziato in Per amore o per forza. Femminilizzazione del lavoro e biopolitiche del corpo (Ombre Corte, Verona 2010). Un libro che vuole essere uno strumento per stimolare dibattito e confronti sulle condizioni materiali della vita sempre più messe in pericolo dall’estrattivismo virale e bellicista che sembra ormai non avere più bisogno delle vite ma solo di corpi da sfruttare e silenziare.